Di Luigi Pirandello si sono dette tante cose; forse perché, in effetti, l'opera di Pirandello ha tanto da dire e, ancor più, perché la realtà storica ci mostra ancora oggi le rapsodiche intuizioni sottese alla sua produzione. Ogni discorso a proposito di Luigi Pirandello però, tra le tante voci, non può prescindere dalla lettura tilgheriana inerente ad esso. Tuttavia spiccano pagine di notevole critica anche da Gramsci, che produce a proposito di Pirandello nella solitudine, che significò anche isolamento ed indipendenza, dei Quaderni del carcere, al quale si aggiunge Leonardo Sciascia, con una concezione diametralmente apposta a quella del Tilgher. È più facile, invece, individuare chi, dell'opera pirandelliana, ebbe una concezione fortemente negativa; Benedetto Croce. Comunque sia, nella stroncatura crociana, che si appellava agli stessi capi d'accusa rivolti al Leopardi, una incompatibilità tra pensiero e poesia in quanto risultato di due diverse facoltà umane, si può individuare già una comprensione profonda del significato della produzione pirandelliana. Croce aveva intuito come l'opera di Pirandello rappresentasse letteralmente la negazione di quei valori moderni, tipici dell'idealismo, quei valori di cui tutto l'Ottocento si era nutrito e che adesso, proprio nell'autore siciliano, manifestavano il loro fallimento. Pirandello si mostrava molto più pericoloso, nell'ottica di Croce, di quelle correnti avanguardistiche che, con molto clamore, attingevano a filosofie irrazionalistiche ma inevitabilmente destinate a nuovi sbocchi metafisici; così, come antitesi al modello crociano, l'arte di Pirandello, con la sua disperazione antifilosofica, metteva in scena il fallimento della logica formale e l'alienazione idealistico-borghese, sottraendosi a quella dimensione lirica e tuffandosi in una denuncia di quella crisi irreversibile e totale che apriva un vuoto di fronte al quale si mostravano inadeguate le sistemazioni della filosofia e della morale tardo-ottocentesca. Considerando i capisaldi della poetica* piradelliana tale contrapposizione risulta netta: innanzi tutto il senso dell'assurdo della vita, della mancanza di razionalità nell'accadere delle cose. È lo stesso sentimento che prova “Il grande mascherato” Enrico IV nell'omonima opera, o Adriano Meis nel “Il fu Mattia Pascal”. E in questa straordinaria opera, la prima di Pirandello, è presente anche il secondo di questi capisaldi; la mobilità dell'essere, la continua ed inarrestabile trasformazione delle cose, destinate e diventare altro, come la vita nel suo fluire di forma in forma. Altro elemento importante nella poetica pirandelliana è, ancora, l'impossibilità della rappresentazione obiettiva e diretta della realtà, che diventa pura apparenza dietro alla quale si cela l' essenza delle cose. È il tema affrontato, anche se solo dal punto di vista del contenuto, in “Così è se vi pare” mentre lo stesso si evolverà in forme più complesse fino ad approdare a “Sei personaggi in cerca d'autore” dove, insieme alla critica al teatro e all'analisi del processo creativo dell'artista, questo sentimento dell'impossibilità alla rappresentazione va a coinvolgere, e sconvolgere, le strutture formali dell'opera teatrale mettendo in scena “cose da pazzi” come ebbe a dire il pubblico della prima al Teatro Valle di Roma nel maggio del '21. Tutto ciò provoca, infine, la certezza che il discorso, inteso ancora come flusso sempre nuovo per cui può creare ma allo stesso tempo sempre uguale da potere essere riconosciuto, sia l'unico modo con cui l'uomo possa rappresentarsi il mondo. Pirandello si muove qui, in questo groviglio di pensieri assurdi, di sentimenti tetri possibili da esprimere solo attraverso la narrativa ed il teatro, perchè sono proprio in essi tale pensiero, oltre che manifestarsi, si costituisce. Per questo motivo Pirandello non può dirsi filosofo; perché quei capisaldi citati, estrapolati dalla produzione pirandelliana, non sarebbero mai potuti venire fuori come pensiero puro, filosofico, in quanto intrinsecamente connaturati a quelle concezioni pessimistiche non esprimibili se non come sentimento.
*Nonostante in molti si riferiscano al pensiero di Pirandello come filosofia è bene parlare di poetica, in quanto egli operò nel campo della narrativa e del teatro; quest'equivoco filosofia-poetica è ancora più netto in Leopardi.
Alessio Tartaro
*Nonostante in molti si riferiscano al pensiero di Pirandello come filosofia è bene parlare di poetica, in quanto egli operò nel campo della narrativa e del teatro; quest'equivoco filosofia-poetica è ancora più netto in Leopardi.
Alessio Tartaro